Quel coro è nella storia

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Quel coro è nella storia

Nei precedenti numeri de “L’Azione” si è già ampiamente parlato della ricorrenza dei 50 anni di vita del Gruppo Corale S. Cecilia di Fabriano: così dopo le tante memorie fotografiche ed altri cimeli esposti nella bella mostra presso l’Oratorio della Carità, come pure l’applaudita esibizione della formazione delle “Verdi Note”, rappresentante in tale ambito il “futuro” della Corale, è arrivato finalmente l’appuntamento “clou” di questo mese celebrativo, e cioè il grande concerto dello scorso 15 giugno nella nostra Cattedrale, protagonista la formazione corale principale che si è avvalsa della collaborazione dell’ensemble strumentale “I Solisti di Perugia”, dei solisti Brunella Tacchini (soprano), Anna Marini (mezzosoprano), Marco Piccini (tenore), Andrea Romanetti (basso), dell’organista e cembalista Sauro Argalia, da oltre dieci anni validissimo elemento di riferimento del S. Cecilia, il tutto sotto la direzione del M° Marcello Marini. Di fronte ad un foltissimo pubblico che gremiva l’intera Chiesa, sono state eseguite nell’ordine la “Missa Brevis in Do maggiore” di W.A.Mozart ed il “Te Deum” di M.A.Charpentier. La composizione mozartiana appartiene al periodo salisburghese del grande musicista, durante il suo servizio di corte nonché il rapporto – per certi versi non sempre idilliaco – con l’arcivescovo Colloredo. Scritta presumibilmente intorno al 1776, la Messa si compone di tutte le parti del P Ordinarium, caratterizzate da una scrittura limpida e solare con un’evidente alternanza dialogica tra coro, solisti ed archi, in cui un Mozart appena ventenne sfrutta abilmente una struttura di piccole dimensioni mediante tutte le sue naturali e spontanee risorse espressive che gli sono proprie nella valorizzazione del rapporto fra musica e testi sacri, con geniali soluzioni di invenzione melodica. Marc-Antoine Charpentier (1634-1698) è considerato forse il più grande fra i musicisti francesi del XVII0 secolo; la sua opera è stata gradatamente riscoperta dopo circa 250 anni di oblio. Il “Te Deum” eseguito è senz’altro il più famoso dei quattro da lui composti, e mostra una tipica sontuosità barocca e una regale maestosità nel pieno organico strumentale, in cui gli strumenti a fiato (in particolare le trombe) hanno un ruolo predominante; le sue impetuose ed insolite linee melodiche portano spesso a situazioni armoniche ardite. Si nota anche l’influenza del Lully, massimo musicista di corte dell’epoca, del quale egli fu antagonista. L’Ouverture di questo Te Deum è divenuta inaspettatamente celebre in ogni angolo del mondo nella seconda metà dello scorso secolo, come sigla dell’Eurovisione; vi sono passi solistici con uno strumentale ridotto a un semplice basso continuo con flauto e violini concertanti, possenti episodi corali che raggiungono l’apoteosi con il fugato finale “In Te Domine speravi”. Bella l’esecuzione, sapientemente curata in ogni aspetto di prassi esecutiva dal maestro Marini, con una Corale S. Cecilia sempre all’altezza della situazione sia per la compattezza del proprio organico che per la resa delle proprie risorse vocali; meritano senz’altro di essere citati i quattro cantanti solisti per la loro esperienza e sicurezza, e gli ottimi strumentisti perugini, assai raffinati stilisticamente. Senz’altro una serata memorabile, condita dalla fastosa entrata in Cattedrale dei rappresentanti delle Porte che anche quest’anno si contenderanno il Palio di S. Giovanni, al suono dei tamburi. E con l’augurio, rivolto a tutti i coristi ed al proprio presidente Elio Palego, di altri 50 anni di soddisfazioni e di successi.

Giorgio Spacca

P.S.: Il Gruppo Corale S. Cecilia sente il dovere di ringraziare gli Sbandieratori e i Musici del Palio per la loro molto gradita partecipazione al concerto.

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